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VIVA LA MUERTE
(QUE VIVA LA MUERTE!)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 29 settembre 1973
 
di Fernando Arrabal, con Mahdi Chaouch, Anouk Ferjac, Ivan Enriques, Nuria Espert (Francia - Tunisia, 1971)
Apparso al Festival di Locarno di due anni fa dove fece parlare di sé per la notorietà dell'autore e la polemica del soggetto è il film di qualcuno che ha molti conti da regolare con la Spagna e con la propria gioventù. I temi di VIVA LA MUERTE sono sacri e possono commuovere e indignare. Come i suoi maestri estetici del surrealísmo e del dadaismo, come Dalì o Bunuel, Arrabal, è maestro della provocazione. VIVA LA MUERTE è allora un'opera che ha svariati motivi d'interesse. Che questi siano squisitamente di ordine cinematografico si può dubitarne. La tradizione letteraria e pittorica pesa fortemente sulle spalle di Arrabal: ed è una delle ragioni della sua notorietà. Cinematograficamente, sono le ragioni della sua morte., Sono immagini corrosive e spettacolari, forse anche impregnate di una sofferenza personale. Ma ognuna di esse rimanda ad una estetica, oltre che spesso datata, del tutto estranea a quella cinematografica.

   Il film in Internet (Google)

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